"Ultima" lettera di Jacopo Ortis
Il romanzo "Le ultime lettere di Jacopo Ortis" di Ugo Foscolo narra la vita di quest' immaginario personaggio che, perseguitato dopo il Trattato di Campoformio, si rifugia nei Colli Euganei. Qui inizia una corrispondenza con il suo amico Lorenzo Alderani (nella finzione scenica sarà lui a pubblicare l'opera). A quest' amico racconta di aver conosciuto una ragazza di nome Teresa già fidanzata con un altro uomo: Odoardo. Ortis e Teresa condividono una tale sensibilità che li fa innamorare l'uno dell'altro e che sfocia in un bacio appassionato. L'amore però non può essere vissuto per il senso di dovere di Teresa verso il suo leggittimo uomo. Jacopo quindi, in preda alla delusione, fugge viaggiando per l'Italia ed emozionandosi dinnanzi alle sue bellezze artistiche (soprattutto nella Chiesa di Santa Croce a Firenze). Quando Jacopo torna in Veneto scopre che Teresa ha sposato Odoardo. Preso quindi dall'ulteriore delusione amorosa decide di suicidarsi pugnalandosi. Nella raccolta delle lettere attuata da Lorenzo, ce n'è una che non è stata pubblicata poiché possiede una singolare particolarità: nel scriverla, Ortis ha messo come data esattamente il giorno dopo la sua morte e inoltre il contenuto della lettera narra di un particolare incontro.....]
27 marzo 1799
Poco dopo essermi colpito, mi son girato un attimo, pur di non soffrire ho allontanato il manico. Ritta davanti a me Teresa, il mio amore, ritto in piedi anch'io, e con furore corro verso lei come un burattino senza fili; ma come mangiafuoco lei si spegne tra mille sospiri. Inetto come Petrarca all'aura rimango e intanto col manico vicino prego e piango. Ah Lorenzo, chiudo gli occhi e mi uccido, muoio, piango e il mio corpo ti affido. D'un tratto a Firenze mi trovo nella Chiesa perfetta che sulle urne dei forti fu eretta; osservo la pietra del Principe geniale e vedo come da tutti è stato trattato male. Un po' come me, nessuno mi capisce, però sento una voce leggera e decisa come un fiume alla sua foce. Il vento si appoggia sulle mie spalle, mi volto.... al posto della Chiesa ora c'è solo una valle; mi chino, tocco l'erba, respiro l'aria, guardo il cielo...
Vedo in lontananza una figura con i capelli scombinati, il sole si rispecchia in quei rubini mentre le ciocche continuano sulle guance. Lorenzo mio, non sai quanto dolore nelle mie gambe, quanto sudore io produco che scivola dal volto ai piedi; ma soprattutto non sai lo svenimento che stava sopraggiungendo quando quella figura si fece viva dicendo: "sono quello che ti ha creato". Fu un attimo. Come il ghiaccio si scioglie diventando un fiume tempestoso, così il mio imbarazzo iniziale svanisce tramutandosi in un' onda di rabbia. È lui l'artefice di tutti i miei mali, di tutte le mie disgrazie, della fine della mia vita. È lì davanti a me; dalla mia bocca esce solo la parola: "perché?". Lui risponde dicendo: "tu sei me, io sono te". Lorenzo mio, è un pazzo! Mi infiammo, gli occhi schizzano dalle orbite; poi rientrano, quando alla vista delle mie pupille insanguinate appare una donna... Teresa sei tu! Mi getto a terra, il sangue si trasforma in acqua e scivola giù dalle mie ciglia. Respiro a fatica mentre guardo lei e lui: da un lato vi è la mia ispirazione, la mia ragione, la mia vita; dall'altro c'è quello che mi ha impedito di raggiungerla, quello che ha deciso che non devo vivere. Il mio "perché" adesso è ancora più forte: perché mi ha voluto togliere tutto? perché mi vuole portare alla morte? ma la cosa che fa ancora più male... Perché ha permesso il bacio con la mia Teresa? Quel maledetto bacio! Proprio quello ha messo la firma sul mio testamento. Ed è pazzesca, o Lorenzo, l'abilità maligna del mio autore nel scegliere di infliggermi il massimo male facendomi avvicinare in maniera massima alla felicità. Non mi capacito di quanto possa essere crudele questa scelta. Mio caro amico, hai mai conosciuto l'amore? O meglio l'innamoramento? Non sono la stessa cosa: l'innamoramento è la fase più piena, rocambolesca, colma di sentimenti e sensazioni contrastanti; i timori e le speranze lottano sempre al gioco del più forte, il problema è che nessuno è nettamente superiore, prima vince uno poi l'altro. Quando sei innamorato sei completamente aperto all'infinito mistero del tutto. Io ero così Lorenzo, ondeggiavo continuamente tra la massima speranza e l'enorme dubbio. La speranza cresceva perché la spingevo al massimo: "Non può vincere il negativo", mi dicevo. Io credo nel bene, sogno ad occhi aperti, ma ne sono convinto! Credevo....sognavo.....ero convinto. E sai amico mio quando tutti i presenti si sono tramutati in passati? Esattamente quando le sue labbra morbide si sono poggiate sulle mie. Può sembrare un controsenso, e non ci credevo neanche io. Finalmente l'avevo baciata, lei, tanto desiderata e tanto sognata, mi ha baciato. Tutto era diventato bello, ogni cosa su cui si poggiavano i miei occhi sembrava stupenda. L'avvicinamento alla felicità era raggiunto, l'estremo ultimo iniziavo a vederlo, il muro del dubbio si stava sgretolando, facendo penetrare la luce dalle sue crepe, perché lei mi ha baciato! Lei mi ama! Non esiste maggior prova concreta di questa. Ma proprio questo bacio è stato l'inizio della mia fine, proprio con questo ho capito che lei non sarà mai mia, proprio questa felicità esplosiva mi ha buttato ancora più giù. Capisci ora Lorenzo la rabbia contro l'uomo davanti a me? Capisci che mente arguta: innalzarmi talmente in alto così che la mia caduta sia più veloce, più violenta e più dolorosa. Perché farmi così tanto male, perché illudermi così tanto, perché farmi morire come uno che si arrende.
L'uomo davanti a me mi invita ad alzare lo sguardo, protende le braccia in avanti come se chiedesse di essere ascoltato e dice: "Tu sei me, io sono te. Io, come te, avevo forti idee, ero un giovane con uno spirito audace, pieno di valori e sognatore. Io, come te, sono arrivato tanto vicino alla realizzazione di queste idee, che sono caduto nel buio. Io, come te, ho cercato aiuto e scampo nelle piccole cose: la bellezza, l'arte, che mi hanno distaccato dal mio tormento interiore. Io, come te, credevo di aver superato tutto, di esser andato oltre, di avercela fatta. Io, come te ,sono tornato dove tutto era iniziato, con l'illusione di essere cambiato. Io, come te, son ricaduto dove ero già caduto prima. Io, come te, scappo via da tutto e tutti. La differenza è che.... io non finisco come te: tu ti togli la vita con le tue mani, hai preso la decisione, hai le tue responsabilità, hai la consapevolezza di quello che stai facendo, stai morendo con te stesso. Io non muoio. Io sono sfortunato, tu fortunato. Io chino la testa e vado avanti, tu non chini la testa e ti fermi lì . Tu muori da eroe, io vivo tanto a lungo da diventare il cattivo. Io non sono come te. Non sono forte ".
Rialzo lo sguardo e osservo il cielo.
Addio mio caro Lorenzo,
Jacopo
-Nicolò Legrottaglie
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