Il fantasma nello specchio. Ultima parte


Arivammo sull'uscio della porta e suonai il rovinato campanello, nessuno rispose. Posai la mano su uno dei manici del portone in legno scuro e si aprì , chiamai il nome di Daniel ma non ricevetti ancora risposta. Varcai la soglia della casa apparentemente disabitata, mentre Din e Igor rimasero fuori dall'edificio. Mi addentrai  nella sala d'ingresso, per proseguire lungo una logora sala da pranzo. Cercai un indizio, qualcosa che mi spiegasse il perchè mio padre non si trovava lì. Il disappunto mi fece cercare con scrupolosità una qualsiasi cosa, cercai tra i cuscini del divano, nella libreria, sotto i tappeti. Come era possibile? Ero arrivata lì per nulla? Il viaggio che avevo fatto non era servito a nulla, mio padre non era lì e nemmeno alcun indizio su dove fosse. Iniziai a singhiozzare, senza riuscire a fermarmi. Urlai il suo nome, sperai che dall'ingresso si presentasse un uomo dal viso simile al mio, col mio stesso portamento e la parvenza di un padre, ma nulla accadde. Igor e Din osservarono inermi il patetico spettacolo che stavo dando, non sapendo cosa fare o dire. Rimasi così per  tanto tempo, troppo, poi fu la voce di Igor a calmarmi.
- La vedete anche voi? Ditemi che non si tratta dello shock – indicò uno specchio alle mie spalle.
Sapevo di cosa si trattasse, così mi asciugai le lacrime con il dorso della mano e cercai di riprendermi, prima di rivedere la donna che mi aveva trascinata in quella situazione. Subito sentii che la tristezza divenne rabbia, strinsi i pugni così forte che le unghie mi penetrarono la pelle e urlai prima di girarmi.
Su una mensola un grande specchio rifletteva l'immagine di quella donna misteriosa. Mi avvicinai a lei con fare minaccioso, per quanto potessi sembrare spaventosa con il viso pieno di lacrime e i capelli sfatti.
- Lui dov'è? - le chiesi – Perchè non è qui? Tu chi sei? -
I due altri ragazzi nella stanza rimasero sbalorditi dalla naturalezza con cui mi porsi a quella donna già incontrata prima, lei rimase impassibile alle mie parole. Sospirò, mi guardò con una dolcezza che contrappose la mia rabbia del momento, poi iniziò a parlare.
- So che avrei dovuto darti risposte già prima, ma quello non era il volere di tuo padre, lo so bene. Al contrario di quel che pensi, io non sono tua madre, bensì tua nonna. Morii giovane, poco dopo la nascita di tuo padre, ma rimasi a sorvegliarlo per tutta la sua vita e, quando nascesti tu, iniziai a sorvegliare anche te. Tua madre dopo averti data alla luce decise di lasciare te e tuo padre per inseguire i suoi sogni, purtroppo erano troppo giovani e troppo ingenui per diventare genitori e, quando tua madre spezzò il cuore di Daniel, lui decise di darti in affidamento ad una famiglia benestante che era legata alla nostra da tempo. Quando ti diede in affidamento decise di scriverti una lettera, che tu avresti trovato seguendo delle piste. Si trova nel camino, durante i suoi viaggi ha sempre lasciato sei piccoli indizi che un giorno ti avrebbero portata qui, e infatti... è sempre stato un amante del mistero e della ricerca degli indizi-
Rimasi ad ascoltare in silenzio, senza sapere cosa aggiungere. Aveva continuato a sorvegliare mio padre fino alla morte dei miei genitori adottivi, per poi iniziare a darmi suggerimenti per arrivare il prima possibile in quella casa. Sentii le sue parole, fin quando non mi ordinò di cercare la lettera nel camino, per sapere di più.
Ficcai la mia esile mano nel grande buco di mattoni nel terreno, cercai tra la fuligine e la cenere e trovai un pezzo di carta rovinata dall'ambiente circostante. Strappai con forza la busta che conteneva la così bramata lettera, aprii il foglio piegettato e scritto con piccole lettere e poi iniziai a leggere.
"Cara Arianna,
se sei in possesso di questa lettera significa che sei stata talmente brava e ingegnosa da scoprire gli indizi che ti ho lasciato per strada. So che hai molte domande e ti prometto che prima o poi troverai le risposte che cerchi, ma in fondo cos'è la vita se non una ricerca continua della verità? Probabilmente in questo momento mi starai odiando per non aver ottenuto una degna ricompensa per così tanta fatica: prima la casupola di campagna, poi New York, addirittura la fredda Siberia. Sappi che sei già in possesso del miglior premio a cui chiunque voglia ambire. Non credere che non sappia chi sei,io consoco le tue origini, sono parte di esse e so quanto il tuo sentirti superiore e la tua arroganza ti abbiano negli anni resa una persona fredda ed egoista. Con questo viaggio sono convinto che tu sia riuscita a scorpire quali siano gli aspetti di te che meno apprezzi, ma anche quelli che ti rendono più unica e speciale. Presto tornerai a casa e incredibilmente ti accorgerai,appena arrivata, come questo viaggio ti abbia abbellita, non cambiata. Sarai in grado di sfruttare ciò che hai avuto modo di imparare dalle persone che hai incontrato. So che queste parole non sono ciò che ti aspettavi, ma sono anche convinto che l'Arianna che leggerà il consiglio che sto per darti è un'Arianna molto più matura di quella che è partita giorni fa.  
Sono consapevole non sia molto e mi rendo conto che possa sembrare anche scontato, ma vivi. Vivi al pieno tutte le tue giornate, sfrutta le tue consocenze e non prendere troppo da ciò che ti circonda, affidati al tuo istinto e fidati delle persone, se sarai fortunata potrebbero rivelarsi per te gli amici che un giorno sapevi avresti incontrato e, se così non fosse, traine comunque vantaggio e vai avanti.
Un giorno ci incontreremo Arianna, non so quando, non so dove, ma so che lo faremo, quando entrambi saremo pronti, quando entrambi avremo completato la nostra metamorfosi.
Purtroppo non riesco a dirti altro figlia mia, buon ritorno a casa, tuo padre Daniel."

Scritto da Francesca Peluso

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