PATHOSIA EP. 1
Nel corso dei secoli il Dio del tempo Crono silenziosamente aveva iniziato a cancellare dalla mente degli uomini le immagini e l’adulazione delle divinità. Sconfisse suo figlio Zeus e cancellò la sua tramutazione in Giove, gradualmente eliminò l’adorazione di Gesù Cristo, di Allah, di Maometto, di Brahma, Vishnu e Shiva.
Tornato con forza nel mondo moderno, ne divenne il padrone assoluto, controllava tutto con pugno di ferro e non aveva alcun rivale. Ogni despota, affinché il suo dominio venga mantenuto, ha bisogno dell’amore del suo popolo; la grande differenza tra le divinità precedenti e Crono era proprio qui: lui non era amato. La cosa che dava maggiormente rabbia al dio era la netta resistenza degli uomini che preferivano amarsi tra di loro anziché adorar lui: il liberatore dell’umanità! Il tiranno non riusciva a darsi pace e la collera plasmò un oscuro pensiero: se lui non potrà ricevere l’amore, allora gli uomini stessi ne saranno totalmente privati.
Organizzò una festa per autocelebrare il suo ritorno al comando del mondo e invitò tutti gli immortali rimasti, tra cui Eros. Durante il banchetto il despota fece in modo che il bicchiere del dio dell’amore non fosse mai vuoto, spingendolo quindi verso l’estrema ebrezza. Finiti i festeggiamenti, tutti si volgevano verso la porta per andar via, Eros compreso; Crono attuò quindi il suo piano. Approfittando dell’ubriacatura del dio, iniziò ad ammaliarlo con discorsi pieni di retorica, in attesa che tutti se ne fossero andati. Rimasti soli Crono sbarrò la porta, spalancò la bocca e inghiottì Eros. Aveva tolto definitivamente l’amore dal mondo.
Il giorno successivo la porta del palazzo di Crono si spalancò ed entrò Penìa, madre di Eros, che con le lacrime agli occhi implorava di riavere il figlio. Il tiranno, glaciale nella sua crudeltà, era in procinto di cacciarla, ma non aveva fatto i conti con Eros che, riconosciuta la voce della madre, volle ricongiungersi a lei. Il desiderio del dio dell’amore divampò all’interno del corpo di Crono e pervase la sua mente tanto che, improvvisamente, il dio del tempo bramò di unirsi con Penìa. La donna, capite le intenzioni del tiranno, scappò via circumnavigando il globo più e più volte con Crono alle calcagna. Dopo dieci giri giunse ai piedi del Mauna Kea, ove riconobbe suo marito Poros che la invitava ad entrare in una caverna aperta nel corpo del vulcano. Finalmente al sicuro ella raccontò tutto al marito, il quale ebbe l’idea di vestirsi con gli abiti di sua moglie per ingannare Crono e, al momento più opportuno, squarciargli lo stomaco per liberare Eros.
Vestitosi, pose per terra dinnanzi a se una grossa pietra appuntita da usare come arma; fatto ciò attese l’arrivo di Crono. Una volta giunto il potente tiranno si bloccò, era infatti dotato di un ottimo ingegno e fiutò la situazione sospetta: perché mai la donna che prima scappava da lui ora lo attendeva lieta?
Il dio era in procinto di andarsene, ma ancora una volta non aveva fatto i conti col giovane Eros, che, posto l’occhio nell’ombelico di Crono, credette di veder la madre. Iniziò quindi a spingere all’interno del corpo del tiranno verso quella che sembrava una donna; il dio del tempo cercò di opporsi con tutte le sue forze, ma la volontà di Eros era così forte che riuscì ad avvicinare il corpo di Crono a quello di Poros permettendone il contatto. Il marito di Penìa non perse l’attimo, prese la pietra e colpì il tiranno. Il colpo sferrato da Poros non fu preciso, ma riuscì comunque a ferire Crono, che, preso dal dolore della ferita, scatenò tutta la sua ira: prese Poros e lo scaraventò giù dalla montagna facendolo finire in fondo al mare, uscito dalla caverna usò tutta la sua forza per far sprofondare il vulcano nel punto in cui c’era Poros, il quale prese sulle spalle la montagna per evitare di essere schiacciato, lasciandola inabissata per metà. Le azioni di collera di Crono non rallentarono: preso dall’astio nei confronti di Eros, si mise una mano in gola nel tentativo di estrarlo ed ucciderlo. Il dio dell’amore però sfruttò la sua astuzia: si riparò dietro i polmoni e, vedendo il cuore di Crono davanti a se, lo strappò e lo porse alla mano del tiranno, il quale, convinto di aver preso Eros, estrasse il braccio; nel palmo della mano però trovò solo il proprio cuore. Preso dalla rabbia lo lasciò cadere ed era in procinto di calpestarlo, ma inaspettatamente il cuore iniziò a mutar forma trasformandosi nelle sembianze di una donna bellissima con grandi occhi verdi e capelli biondi lunghissimi, i seni scoperti e armoniosamente proporzionati con le sue morbide forme. Avvenne quindi la nascita di Pathosia: nata dal cuore di Crono, entrato in contatto col corpo di Poros e con la mano di Eros.
Crono osservò la fanciulla e non accennò alcuna reazione, la prese con forza e la portò a Londra, dove la rinchiuse con se in cima al Big Ben (la torre dell’orologio), il quale, a tutti gli effetti, divenne il nuovo Olimpo.
Nicolò Legrottaglie
Commenti
Posta un commento