La recensione di Gemelli
Ernia con “Gemelli” decide di eleggersi a delfino della scena hip hop italiana. La sua crescita è confermata da un’evoluzione notevole della scrittura, che proprio oggi viene ufficializzata grazie al portale Genius dove, non a caso, il suo nuovo lavoro risulta essere il secondo più cercato. Lo premia anche la scelta di inserire con la traccia “Superclassico” una piccola deriva indie.
Ma questo è soprattutto un disco in cui Ernia ritrova le sue origini, ritrova i suoi vecchi bro della scena underground milanese (Tedua, Rkomi, Lazza) e con loro scrive una traccia, Puro Sinaloa, che sa di risalita dal fondo fino alla cima. Si dimostra tra l’altro capace di attirare l’attenzione dei mostri sacri della scena italiana e in grado di reggere il passo di Luchè e Fibra: notevoli i featuring (Non me ne frega un cazzo e Pensavo di ucciderti) con questi due artisti che hanno fatto la storia del rap italiano. Fibra nelle sue barre riprende il brano in collaborazione con Salmo dimostrando per l’ennesima volta che l’arte non può che generare altra arte.
Ernia trova in molti pezzi un flow aggressivo che gli calza a pennello, quasi a voler inserire in un disco composto da tracce pesantemente introspettive e intime un pizzico di cattiveria e, se si può dire, di resilienza. Vuole probabilmente trovare un equilibrio tra tracce quasi hardcore e tracce più dedite al sentimentalismo, ma mai melense.
Equilibrio che l’artista milanese trova sbattendo in faccia a tutti la sua bravura e la sua estrema capacità di unire barre e melodie, violenza e canto, beat e chitarre.
Un lavoro questo che rimane coerente con il suo percorso artistico, in continuità con “68” e “Come Uccidere Un Usignolo” e che costringe i suoi fan ad attendere il tour per scoprire se i live cresceranno di pari passo. Che sia arrivata l’ora per Ernia di tentare l’assalto al Fabrique, il colosseo della scena rap milanese?
Giulio Garofoli
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