"Notte"

Ieri, 16 luglio 2020, è uscito su Spotify e su tutte le piattaforme digitali il brano “Notte” nato dal lavoro di Marta Vitale, Michele Mancino e Giuseppe Baldari.
Nato a dicembre da un’idea di Michele Mancino, il progetto è stato curato da tutti e tre: Michele ha curato la parte musicale, mentre Giuseppe e Marta hanno realizzato la parte lirica.
Il brano abbraccia i gusti e le esigenze musicali dei tre giovani artisti: dal rap al pop al chill al melodico. Non a caso Marta è stata fortemente influenzata da Adele e Billie Eilish, Michele da Kayne West, Tha Supreme e dall’hip hop americano, Giuseppe dal rap old school degli anni ’90, dal funk di James Brown, dal jazz di Ray Charles ed Etta james e dalla classica di Tchaikosky. Pur essendo un pezzo “radio friendly”, s’affacccia prevalentemente sul piano dell’hip hop e del consciuous, allontanandosi dalle tendenze musicali degli ultimi giorni ed esplorando da un punto di vista interiore i problemi sociali e personali di ognuno di noi.
Dal punto di vista lirico infatti il brano richiama l’immagine della luna. Nella prima strofa l’autore, Giuseppe, si paragona ad una nuova luna che c’è, ma che splende ancora poco. Probabilmente i pensieri la uccidono. In un mondo in cui desideriamo oltremodo, il tutto ci accarezza, ci fa sbriciare oltre alla sua porta, ci fa vedere quello che potremmo avere e poi ci lascia soli.
Pur essendo pieni di difetti, va avanti chi non sogna solo la notte ad occhi chiusi, ma chi è capace di sognare di giorno ad occhi aperti. Il ritornello è una fuga dettata dalla paura di farsi male. La seconda strofa è invece un confronto fra i due poli opposti d’una stessa persona: la prima naviga nell’odio, l’altra invece, dopo esser cambiata, al posto del cuore ha una scatola di latta come ne “Il mago di Oz”.
Pur essendo pieni di difetti, va avanti chi non sogna solo la notte ad occhi chiusi, ma chi è capace di sognare di giorno ad occhi aperti. Il ritornello è una fuga dettata dalla paura di farsi male. La seconda strofa è invece un confronto fra i due poli opposti d’una stessa persona: la prima naviga nell’odio, l’altra invece, dopo esser cambiata, al posto del cuore ha una scatola di latta come ne “Il mago di Oz”.
La canzone alla fine diviene un incoraggiamento all’autore e agli ascoltatori stessi: “Per quanto possiamo cambiare con il tempo e diventare più crudeli o
senza cuore, poiché la vita ce lo impone, quando rimaniamo da soli con
noi stessi,
con i nostri pensieri,
la notte
vediamo quello che siamo o quel vecchio io lasciato lì, in fondo al pozzo, perché pensiamo che non sia tanto adatto all'oggi ma che è quello che siamo realmente.
con i nostri pensieri,
la notte
vediamo quello che siamo o quel vecchio io lasciato lì, in fondo al pozzo, perché pensiamo che non sia tanto adatto all'oggi ma che è quello che siamo realmente.
Bisogna
imparare ad essere se stessi sempre, a prendere le paure e ad
esternarle fregandocene di quello che gli altri vedono perché noi siamo
il nostro tutto.”
Giuseppe Baldari, Marta Vitale e Michele Mancino.
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